giovedì 18 gennaio 2018

Chi ti getta in acqua (della libertà)

Quando ero piccola, c'era una radicata scuola di pensiero nella nostra piscina. Getta in acqua che imparano subito a nuotare.

Previsione scientifica, tant'è che le mie amichette ed io smettemmo di andare al corso, una dopo l'altra. Molti anni dopo, mi sono arrabbiata con coloro che mi avevano inculcato la paura di nuotare e carica dei miei vent'anni portati con relativa autorevolezza, andai in piscina pronta ad affrontare il maestro. Ne trovai uno buono, ma così buono, e paziente, così paziente, che alla fine mi applicavo per non deluderlo.

Infatti, nuotavo splendidamente, finché toccavo. Poi naufragavo, per la sua disperazione. Ricordo anche una volta particolarmente drammatica, quando entrò un mio concittadino speciale, Umberto Pelizzari e io quasi affogai, perché una ragazzina si appoggiò sulle mie spalle per ergersi a guardarlo.

Sono trascorsi altri anni, si sono accumulate le onde della vita. Ho imparato a diffidare di chi ti getta in acqua, come se fosse per il tuo bene: in realtà, più spesso non è capace lui di gestire il suo ruolo.

Non voglio più essere in balìa di chi crede di poterti strapazzare o ama scatenare la tempesta perché non sa nuotare in pace.

Ma soprattutto, ciò che voglio fare è perché lo voglio e basta. Non per reagire, non per assecondare, non per ribellarmi, non per essere una diligente alunna.

La vita è un mare troppo invitante per non calarsi in esso.



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