Nella mattina fitta ancora di buio, inciampo nel fiume di studenti. Mi incutono persino un po' di timore, come se io potessi finire travolta da loro e magari subire qualche interrogazione.
- Lualdi, hai studiato?
No, questo non me l'hanno mai chiesto. Partivano con le domande, e basta. Com'era, che è passato un po' di tempo.
- Vediamo un po' chi possiamo sentire oggi… Lualdi. Dai che ti sento in fisica.
- Professore, ma è la terza volta. E oggi poi ho portato matematica.
- Allora eccoti una bella verifica di matematica.
Accidenti, via da questa folla che sembra schizzata verso i vari istituti senza possibilità di digressioni. Mi appoggio a un muro e aspetto gli amici, respirando la pace. Il fiume si è sfaldato in gruppetti, ecco due ragazze che si staccano, immerse in diverbio scherzoso, e una punta il dito contro di me.
- Dica che è vero?
- Scusa?
- Dica che è vero?
Assumo un'aria solenne che non riesce a sfuggire a un sorriso: Non c'è nulla che possa dirsi vero.
Loro tirano avanti, verso le interrogazioni di rito. E io ritiro il mio carico da novanta, che rivolgo contro di me.
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