Quando non sanno come ferirti, balbettano banalità varie, del tipo: ma che ti prende? Oppure ti danno apertamente della sentimentale.
Un marchio di fabbrica da femmina, altro termine che usano ormai solo loro. Perché io sono una persona, di sesso femminile fieramente.
Quando mi danno della sentimentale, persino quando me lo rifilo io persino, penso a te, nonno Giannino.
Un uomo, immenso ai miei occhi. Così grande… non hai preso in braccio in me, nelle mie foto, ma il mio ugualmente immenso papà sì. E so che quando c'era qualcosa che ti sfiorava, ti segnava. Un'opera lirica, la sofferenza di tuo figlio, una perdita amara.
Ti rivedo in ogni istante, che non abbiamo condiviso. Quando ti sei trovato la casa depredata. Quando hai accompagnato tuo figlio sulla tomba dei tuoi fratelli.
E quando hai trovato la soluzione a un dolore superato: scampato pericolo, beviamo un bicchiere.
Io sono una sentimentale, come te. E non mi faccio calpestare da alcuna osservazione banale.
Io seguo le tue orme, testarda e leale. Come quando passo davanti alla lapide dei tuoi fratelli. Si chiamano Paolo ed Enrico, bello e delicato il primo, il secondo solo apparentemente più forte. Quando li lascio, dopo una preghiera, li sento che mi inseguono come miei guardiani.
Quasi quanto te.
Io fieramente sentimentale, nonno Giannino.
Io una Lualdi.
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