Devo correre via tra un'ora, ma guarda un po'. In questo lasso di tempo, tuttavia, devo ricevere una visita. Corro alla porta, appena truccata, e nel corridoio entrano loro: Angelina e Gianluigi. Nanni, lo chiamava sempre lei.
Sono cresciuta con loro: appena finivo le lezioni, scivolavo al piano sotto, chiacchieravamo, ascoltavo con lei le canzoni di Iglesias in spagnolo e contemplavo la loro armonia assoluta. Nanni urlava solo in un caso: quando c'era una partita di calcio alla TV. Memorabile contrasto i suoi strilli gioiosi nel 1982, mentre io al piano sopra piangevo sul Brasile trafitto.
Un giorno, le ho dedicato un disegno che lei ha serbato per tutta la vita. Anche quando è rientrata in Spagna, con lui.
Ma finché hanno potuto, periodicamente sono tornati a trovarmi.
Anche stanotte. Lei in un vestito dalla stampa fantasiosa ma discreta, il suo profumo mi ha subito avvolta come il sorriso di Nanni.
- Buongiorno!
È bastato un buongiorno, solo un buongiorno dopo un istante o una vita, per volersi bene.
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