Talmente schiava di Velenilandia, mi sono trovata a leggere i commenti sulla scomparsa di Fabrizio Frizzi per credere in un mondo diverso.
Sì, non so bene come sia caduta in questo vortice: sotto un post che riportava la triste notizia, ho letto uno dopo l'altro i messaggi di cordoglio. Incredibilmente, nessuno che faceva una battuta idiota, che mancava di rispetto.
Una medicina insolita, quella lettura: difatti, i commenti abitualmente li schivo come la peste, persino quando c'è un lutto. I tempi social calpestano anche la regola di rispettare chi se n'è andato.
Fabrizio Frizzi era un signore, un galantuomo. Lo so persino io, che fuggo la televisione con una naturale costanza. Qualche volta accendevo e mi fermavo, se c'era lui.
Ma non so spiegarmi, nemmeno di fronte a tutte le analisi su di lui, come mai siamo diventati umani. Tante parole, poi ci pensa ancora una volta mia madre a chiarirmi le idee (no, ancora una volta è troppo dai, che ne è del conflitto generazionale, correggo: come talvolta accade).
- Era una persona a modo.
Lo ripete, dopo un po', e io credo che sia una definizione semplice e per questo bellissima.
Era a modo.
Solo "a modo", e già spalanca il cuore verso il ricordo di una persona e verso una speranza. Che lo stile non sia un optional in disuso, che venga premiato con l'affetto e che possa vivere, per sempre.
Condivido la tua chiusa, non avendo mai avuto un rapporto diretto con il ragazzo, meritatamente sempre a modo nelle sue apparizioni e prestazioni di comunicazione. Grace sincerità e spontaneità: quando non sapeva non predicava... Lo "stile", come lo chiami, non prevale più da troppo tempo. Dominante è il "gru-bru".
RispondiEliminaSe li tengano tutti coloro che per stile dimostrano sfacciataggine, insofferenza, disinteresse alla persona con l'indifferenza anche della presentazione che implicherebbe l'uso della parola "piacere di conoscerla"! Anche con "zero" probabilità di incontrarla...