Ascoltando Marc Augé, nella piramide Expo, mi sento divisa tra le sensazioni. Da una parte assorbo tutte le contraddizioni del nostro vivere attraverso l'alimentazione. Dall'altra, lui così pacato e serio, non pedante, come un saggio mi rasserena.
Mille immagini mi avvolgono. A volte, sono più in compagnia quando mi fermo nel bar degli studenti a mangiare qualcosa di volante. Un gesto di attenzione da parte dei titolari, l'entusiasmo di un ragazzino a un voto, una persona all'altro tavolino che desidera comunicare.
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A volte, mi sento terribilmente sola alle tavolate, soprattutto quando ben presto si rivelano di scena e di gossip. Come se il cibo svuotasse anche le conversazioni e i legami.
Così soli, vacillando in luoghi forse trasformati in nonluoghi.
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