Veniamo a quelli che scoprono il calcio ogni quattro anni, che non hanno mai messo il piede allo stadio. E ti fanno sentire una menta perché sei una tifosa.
Con il cavolo. Lo stadio paradiso? Macché, e la prossima volta che sento "ebrei" ho promesso a me stessa che me ne vado. Ma lì come in ogni angolo di vita.
Oggi leggevo di un simpatico volantino in cui i tifosi se la prendevano con "undici pippe" . Undici, di ogni colore. Perché a noi tifosi importa solo un colore, quello della maglia. Quindi, guarda un po', a volte lo stadio è quasi meglio di altri angoli di vita dove si giudica una persona per la pelle, il taglio dei capelli, come si veste e quanti soldi si presuma abbia.
Io qui ti giudico - parola peraltro odiosa - da quanto ti batti.
Non chiamerei nessuno negro. Come non mi permetterei di riunire in un'unica fascia di giudizio i bianchi.
Non guardate la tv. non sentiatevi costretti a tifare. Non accorgeretevi del calcio alla prima rogna. Combattete il razzismo: prima, quello dentro di voi, dentro di noi. Perché non è racchiuso in uno stadio, in uno sport. Altrimenti sarebbe così facile eliminarlo.
Voi vedete show, rabbia e montature.
Io credo ancora a un bambino che si illumina perché gioca e gli voglio passare la palla.
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