sabato 21 giugno 2014

Notte di vigna, notte di vita

Le terre di don Giacomo, patrimonio dell'umanità. Questo pensiero mi ha accompagnata per l'intera giornata, mettendo la testa nella porta delle incombenze e sorridendomi con un profumo o un'ombra di colore.

Il primo vino,nella casa fresca, e io con il bicchiere da adulta, o così credevo. Don Cauda e il sorriso con cui ci accoglieva, lo stesso con cui abbracciava la natura e i suoi doni, per restituirli poi alla creature.

Quanto ho imparato, da quei momenti e da quelli trasmessi poi da mio padre. L'importanza di una bottiglia, non per fare i fighi, ma per vivere e celebrare la vita. Il nutrimento del corpo e dell'anima prima di tutto.

Natura. Cultura. Lavoro. Su quelle terre ho camminato, respirato, gioito, anche preso delusioni, perché sono terre specchio di vita e incontri pure chi si approfitta, chi non ti prende sul serio o ti sembra chissà che si metta in testa.

Rispetto. Ciò che mi ha insegnato don Giacomo, con la sua storia umile e coraggiosa. Mio padre, innamorato del Piemonte, e io l'ho seguito, perché ho fame di vita. Non stritolati in un magma grigio, ma spalancati a caccia di cielo, che poi ti stordisce tanto è infinito.

Notte di vigna, notte di vita.

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