Il giorno dopo, il silenzio si è avverato. Completamente, come se il suo abbraccio alla neve fosse troppo intenso per comunicare.
Sento solo suoni dal passato. Anche di un amico dei tempi antichi che si è allontanato, in apparenza, per un mondo ancora più bianco e puro di questo: me lo ricordo umile e sincero, con occhi che ti facevano esistere. Là ad aspettarlo c'era un altro ragazzo di quei giorni magici, in cui lasciavamo parlare solo la musica. Ti ricordi, amica mia che soffri.
Tempi in cui ci avventuravamo nel campo della vita. La neve, era uno schianto. A volte ci chiudevano pure la scuola ed era uno sballo totale. Tempo per sognare sulle nostre note e scoprirci più grandi, anche se la vita di adulti non arrivava mai.
Adesso è arrivata; dopo tanta corsa sta camminando piano e lascia orme sulla neve. A volte - ci accorgiamo - alcune spariscono e vorremmo voltarci. Ma forse sono sotto quella coltre buona, perché sono troppo profonde nelle nostre vite, per andarsene sul serio. E respirando l'aria gelida, respiriamo anche una preghiera.
Voglia di trovare, voglia di mettermi quel cappotto rosso per restare ancora fuori in questo freddo luogo, un poco ancora, e sciogliere le lacrime.
Amica mia, non piangere perché gli uccellini torneranno sul tuo balcone. E sentirai forse un altro canto, ancora più intenso, che ti parla da lontano.
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