martedì 31 gennaio 2012

Gordon e il benservito

Mi sono arresa a guardare un'intera puntata di Masterchef Usa. La mia vocazione scozzese mi conduce a Gordon Ramsay.

E mi vengono subito le palpitazioni, che agitazione. Penso a quando sto cucinando, e ho occhiate vigili alle mie spalle. Penso all'eterna guerra dell'acqua per la pasta in casa. Insomma, voglio cucinare in splendida solitudine, lì cucinerei un pasticcio (non l'haggis, purtroppo) all'ora.

Naturalmente, non voglio - né posso - diventare uno chef. Però li ho osservati, quei ragazzi con un sogno; capisco che la selezione sia dura, anzi durissima.

Ma Gordon, cuore impavido, che sfoggi aggressività per il loro bene e in fondo sai essere anche tenero, quella ragazza non dovevi mandarla via! Ha fallito, come tutti, su un piatto. Però ti ricordo che pochi minuti prima ti aveva deliziato con una mousse al cioccolato encomiabile?

La vita dà una seconda possibilità, perché non la cucina non può? Ok, per un po' non ti guardo. Ma non è un benservito, of course. Ritornerò, senza diventare uno chef.

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