The Bonnie Banks o' Loch Lomond. Vi ricordate questa canzone scozzese? All'inizio per me era solo un esercizio con il flauto. Poi sono ho messo piede e anima nella terra di Scozia. Tutta la sua storia si è sprigionata, mentre entravo in un passato che ufficialmente non era mio. Mi avrebbe accompagnato da quel luogo fatato all'isola di Skye, dove avrei respirato un'altra storia, quella del Bonnie Prince Charlie, salvato dal coraggio di di una donna.
Le belle rive del Loch Lomond, dove la prima immagine che mi catturò era un uomo che nutriva di pane i cigni e gli anatroccoli. Come sono sbocciate ancora. La prima volta che ci arrivai, non c'era un buco in mezzo bed and breakfast. Una signora cortese non se la sentì di respingerci, nemmeno via mail, e ci rispose: provo a chiedere a una coppia di amici se vi ospitano. Loro non avevano un bed and breakfast, ma si dissero disponibili. La loro simpatia ci conquistò subito, persino Dolly - il loro cane - ci accoglieva come se fossimo di casa.
Pensate un po': gli amici poi decisero di mettere su (bustocchismo, scusato dagli scozzesi) un bed and breakfast. Ma ogni volta che ci tornavo, ero un'amica, non un'ospite. Coccolata con costanza. E quando ci separavamo, i nostri pensieri - come i nostri laghi - rimanevano uniti. Gli auguri, le mail, i racconti di famiglia condivisi. Anche i gesti commoventi, come quando hanno fatto celebrare una messa per Papà. O il calendario mandato pochi giorni fa.
Sono trascorsi tanti anni. C'è una strada che percorre sempre la nostra amicizia e ci conduce alle meravigliose sponde di un lago. Da quelle acque il riflesso degli amici arriva fino a qui, come una benedizione che stupisce ogni giorno.
Nessun commento:
Posta un commento