martedì 24 gennaio 2012

Pupone, qualcosa è per sempre

Distrattamente penso a te, serie A. Ho la mia principessa biancoblù, e il calcio dei massimi sistemi mi offre principalmente nausea.

Grazie al Pupone, tuttavia, recupero un po' di sano idealismo. Torno indietro, di corsa. Io bastian contrario che non sono altro. In un periodo storico e in un contesto geografico rigorosamente bianconeri, scelsi di "andare" a Roma. Decisi di soffrire, insomma. Perché è vero, arrivò lo scudetto, e che scudetto. Che giorni, chiusa nella mia casetta, registrando (solo audio of course, il video poteva attendere) tutte le trasmissioni di esaltazione collettiva giallorossa e ritagliando ogni foto (al top quella del povero Chierico spogliato). Fino al culmine: tutti gli autografi dei miei lupacchiotti conquistati all'hotel Astoria di Busto, grazie al mitico massaggiatore Giorgio Rossi. Amico devoto da 30 anni e più.

E' finita. Sì, è vero. In questi giorni tremavo guardando la maglietta che mi è arrivata, di Danny De Rossi, con tanto di dedica. Se se ne va capitan Futuro - pensavo - è proprio vero che tutto è perduto. Ovvero tutto è business. Io che amo l'America, non sono felice di vederla gestire la Roma. La Roma era altro. E' follia e passione: è un lampo luminoso nel buio, è godersela, è non essere colti dall'ansia pigliatutto.


Bastano due gol per illuminarti e farti sentire che qualcosa è per sempre. Totti, Pupone testardo, a volte ingestibile, ma che ti stringe il cuore con il suo record di fedeltà. Non è il numero di gol che ti fa grande, bensì il fatto che li hai segnati tutti per gli stessi colori.

Per gli stessi tifosi. Anche per quelli dispersi in minuscole isole giallorosse, che strillano contro la Lazio (meglio se hai un caro amico laziale, che credi) e riescono a trovare stupenda "Grazie Roma".
Che cosa vuoi di più dalla vita. Un Pupone.

Nessun commento:

Posta un commento