Così addomesticati, eppure con uno strano, primordiale istinto che resiste dentro. Qualcuno la può chiamare suggestione per il totoneve e gli annunci che, quelli sì, fioccano. Quando al mattino ti svegli e fiuti qualcosa di speciale. Anche solo un silenzio che svela: qualcosa sta per accadere.
Sì, chissà perché quando è in arrivo la neve, la città diventa più silenziosa. Come se si raccogliesse, per accettare la sfida o per fuggire. L'aria ti punge, come aghi raccolti frettolosamente in una coda di cavallo. E ti frusta, ti frusta. Tuttavia, ti fa sentire bene. Non vuoi gridarlo, eppure è così.
All'improvviso, l'incazzatura per i disagi che incontrerai, persino i brividi che non ti deliziano... tutto diventa sopportabile. Un compagno di dialogo ti fa ripensare a quelle scivolate in montagna, quando non c'era lo slittino e andava alla perfezione un sacco della pattumiera. Come si viaggiava velocemente, grazie papà.
Sì, tutto si sopporta, anche quando i fiocchi arrivano sul seiro. Perché ti senti un tutt'uno con questa pazza natura. Che più pazza (e primordiale) di te, forse non lo è davvero.
Marilena, che biancore straordinario! Luminoso e soffice! Mi hai fatta pensare a mio nonno. Niente montagna per noi, ma divertimento uguale: attaccava lo slittino dietro alla cinquecento blu, e, a passo d'uomo, mi trascinava per le strade (secondarie) di Busto!
RispondiEliminaCiao,
Francesca
Che spasso: questa era sì la neve! speriamo di riuscire a viverla ancora così, con o senza bacchetta magica. Abbraccio!
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