L'ho presa per scherzo. Un po' per ricordare Ischia, un po' per poter sorridere (dopo averla tolta, perché prima non ci riesci) allo specchio guardandomi. Parlo della maschera di fango.
Ragazzi, voi riderete e accenderete la tv, o vi aprirete un bel libro, oppure ascolterete un capolavoro musicale. Io chiudo la porta per un istante. Dieci minuti, per la precisione. Poso questa terra sul mio volto, bella scura e luminosa contemporaneamente. Poi aspetto, punto persino la sveglia, perché sono sfasata. Mentre sbrigo le mie incombenze casalinghe, prego che nessuno mi chiami. Intanto, sento la pelle che si tende, e ogni sensazione viene ricacciata dall'esterno all'interno. Si può sorridere soltanto nell'anima.
Sì, è bella questa sensazione, come quando ti contempli e vedi che la maschera - allo squillo fatidico - è diventata grigia e secca. Le onde che sollevi imperiosa, la levano come i pensieri autoinflitti. La pelle si affaccia, con un vago rossore, quello che hai perso negli anni.
Dieci minuti per te, e te soltanto. Puoi anche rispondere al telefono, adesso. Ma hai visto i poteri della maschera di fango? Prova a sorridere ora: sarà raddoppiato e amplificato, fino a scuotere il mondo.
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