Sarà più di un anno che non mi reco nell’eremo ferito. Da
piccola lo adoravo, anche da ragazzina portavo volentieri gli amici alla sua
scoperta, anche se qualcuno mi chiedeva cosa avesse di avvincente quel luogo
nascosto nel bosco e ormai deteriorato.
Crescendo, ho sognato di diventare ricca, ricchissima. Avrei
comprato quell’area e l’avrei sistemato io. Questo perché sono malfidente, e
non mi va di metterlo a posto, per poi vedere di nuovo il declino prendere il
sopravvento.
Non so nemmeno se l’abbiano riaperto. Prima piangevo per i
cretini che l’avevano tempestato di graffiti, anche se era cosa preistorica,
anzi penso che certe scritte avessero persino un valore ormai.
Luoghi angusti, e sempre freddi, anche nel cuore
dell’estate, e bui, infilati nel bosco al cospetto della chiesa. Accanto, quella
marea di ossa a ricordarci più o meno dove stiamo andando.
L’eremo ferito, dove volentieri mi sarei rifugiata tante
volte: non si vede il cielo lì, solo rami e brandelli di lago. Il cielo, lo
devi immaginare, o vedere con altri occhi.
Nessun commento:
Posta un commento