Finché un giorno mi disse: devo tagliare quel pino, mi assicurano che è troppo sofferente.
Io saltai su: no, papà, quello è il pino Andrea. Lascia che io me ne curi e si salverà.
Così accadde nei mesi a venire e io da spavalda divenni grata. Il pino, chiamato per nome, reagì e diventò bello come la rosa che lo sbirciava non molto lontano.
Un giorno fece irruzione una tempesta e lo spezzò. Io piansi, ma pensai di aver imparato la lezione, invece no.
Perché troppo spesso mi sono rassegnata o sono sfrecciata davanti a Marta, Arturo, Filippo, Arianna... Piante che chiedevano di essere chiamate per nome anche solo con uno sguardo.
Piante che non chiedevano di essere salvate e basta, ma di salvarci.
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