Io che conosco in parte le tue lotte, le tue ferite, le tue attese, mi stupisco ogni primavera della tua bellezza.
Un acero rimasto solo, senza più le rose e fratello pino. Aggrappato a una recinzione, osi buttarti fuori quando arriva lui, che ti incoraggia.
La vostra fusione, un incontro, un fuoco di vita. Il sole gioca con la tua bellezza e la alimenta, chissà se con un pizzico di vanità.
Nessun commento:
Posta un commento