Troppa grazia no, perché abbiamo ancora qualche conto in
sospeso. Ma sono felice che il sole splenda proprio il giorno di Sant’Antonio.
Una pace ritrovata, o mai guastata, mentre ieri sfogliavo il
giornalino di Padova: bastava ricordare che questo straordinario santo con il
Veneto non c’entra nulla, perché è nato a Lisbona. Ricordo le tappe nei luoghi
a lui legati e l’aria febbrile d’estate.
Gli ho messo il broncio qualche anno fa, ma scherzando. In
realtà, la mamma è devotissima e ha difeso anche le sue scelte calcistiche, per
così dire.
In realtà al 100 per 100, i santi hanno meglio da fare che
occuparsi del calcio. Visto come la palla sta rotolando verso il declino, li
capisco pure.
Ma finché c’è un ragazzino, uno solo, che ha voglia di
tirare calci a quel pallone per passione e anche quando sarà un giocatore
professionista, non perderà quella sincerità e starà alla larga delle
scommesse: beh, questo calcio ce lo teniamo.
Forse persino Sant’Antonio da Padova (Lisbona) è d’accordo.
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