Nel mio angolo di cielo c’è una festa scatenata e parallela.
Battiti di ali che non si percepiscono, se non per una pioggia di strani
pulviscoli dorati. Ci sono corse spensierate su un prato verdissimo, che mi
aveva dipinto in tempi non sospetti la mia maestra di piano, raccontandomi un
sogno.
Forse lo rivedo, se le dita collaborano sulle due tastiere:
questa, specchio di quella musicale.
Nel mio angolo di cielo, i brindisi sono così vari. C’è la
cura Lualdi con lo champagne, ma don Giacomo versa il suo Ruché. Se allungo la
mano, trovo un biscottino e lo intingo nel primo bicchiere che trovo. Mio
fratello sta ridendo come un matto per una delle mia gaffe e l’altro sta
fumando la pipa, con un mezzo sorriso.
Mia nonna sta scuotendo la testa bonariamente perché ieri
vedendo un calabrone ho fatto un salto che lascerebbe incredula la mia prof di
ginnastica; l’altra è già stata protagonista persino in foto, quindi è felice e
mi allunga una carezza.
Forse i nonni giocano a carte, ma papà no, perché non può
imbrogliare con loro, ci mancherebbe. Era bello solo far impazzire me, e a
volte sono convinta che mi scombinerebbe ancora le carte, se solo trovassi di
nuovo il coraggio di giocare.
La lista degli invitati è troppo lunga e a me interessa solo
che siano felici. Oggi vorrei davvero suonare per loro, ma visto che non
intendo guastare la loro pace, mi trattengo.
Adesso mi dedico a quelli quaggiù, nelle orecchie dell’anima
l’eco della festa. E comincio a ringraziarli.
Nessun commento:
Posta un commento