mercoledì 6 giugno 2012

Piccole cose di cui (non) vergognarsi

Perché devi chiedere sempre scusa? La sua domanda è quasi quotidiana quanto le mie scuse, ma sono una signora, non glielo faccio notare e ci rifletto.

Insomma ci sono un sacco di errori disseminati lungo la mia strada, anche quotidiana: il problema è quando quelli intenzionali superano le sviste. Livello di guardia, esame di coscienza.

Poi ci sono le piccole cose di cui vergognarsi, e non si sa perché. Chi stabilisce che cosa sia accettabile o meno?

Oggi mi faccio un paio di promesse. K perdonami (rieccola) ma sono felice di aver avuto un'infanzia a pane e Umberto Tozzi, prima di essere catapultata nel rock. Primo, perché le sue canzoni grazie allo zampino meraviglioso di Bigazzi nascondono un universo filosofico. Secondo, perché in Italia se hai successo hai buone possibilità di essere messo alla gogna. E lui aveva successo, quindi. ..Basta, io gli voglio bene e grido grazie Umberto.

Del resto, non amo anche le canzoni dei Tokyo Hotel?

Detesto le ciabatte che spacciano per scarpe. E sono ancora convinta che abbia ragione il mio buon primo direttore Mino Durand: una donna senza calze non è una donna. Fa male, e fa sudare, ma cribbio per me aveva ragione.

Non me ne frega niente se non sono abbronzata: sono nata pallida e lentigginosa, e ne vado fiera.
Potrei proseguire... ma basta. Il succo è un altro.

Non me ne vergogno. Perché cos'è accettabile o no, lo decidiamo noi ogni giorno. Se ne abbiamo il coraggio.

E voi?

1 commento:

  1. Felicissima anch'io e orgogliosa della mia infanzia a pane e Umberto Tozzi!! ;)

    RispondiElimina