Una cavalcata di ricordi contratta in pochi minuti.
Rivedendo Alberto Sordi in occasione del suo compleanno, ho pensato a quel
misto di riso e irritazione che provo ogni volta.
Sì, perché Alberto fa ridere, ed è irresistibile in molte occasioni,
in altre magari si fa più fatica a divertirsi specialmente negli ultimi tempi.
A volte sono però scossa anche da quella strana irritazione: non è contro di
lui. E’ contro di noi, è una piccola ribellione che lui riesce a
innescare, quando ti espone così brutalmente le nostre furbizie e le nostre
miserie.
Già, mi irrito perché mi riconosco come italiana in tante
derive. E devo dire un’altra cosa, maturata di recente. I Soliti Idioti sono il
fenomeno dei nostri tempi freschi, anche se l’ultima serie mi ha lasciata
sconcertata in più casi senza strapparmi alcun sorriso, né meditazione.
La gag di padre e figlio però aveva un sapore di déjà vu. Ma
sì, così lontana e solo apparentemente diversa, intinge il suo precedente nel
viaggio di papà Sordi e figlio Verdone. Linguaggio differente, crudeltà meno
bruciante (ammesso che sia così, perché quella interiore non è sempre meno
dolorosa) e diversi punti di contatto. Solo che Albertone fa anche pensare, e
l’affetto riesce a farsi strada faticosamente, pur lottando con l’egoismo. I semi, tuttavia, erano già lì. Innaffiata con la rabbia.
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