Ho un mestiere stupendo. Lo penso, per l'ennesima volta, rivivendo un servizio e un'emozione. Quegli affreschi che mi fissavano e mi scuotevano, così da vicino. Lo sguardo sulla vallata da un luogo inaccessibile. L'intensità che trasmette una persona, mentre ti racconta una storia, e io non posso, non voglio rimanere impermeabile: mi piove addosso tutto di lei e io socchiudo gli occhi per essere in simbiosi.
Quando vedo transitare un deficiente, quell'impermeabile lo indosso o mi intossico. Ma gli darò uguale spazio e attenzione.
Vado avanti, aspettando nuove sfide e vibrazioni.
Ho un mestiere stupendo, che chissà come cambierà in futuro con le tecnologie travestite da camaleonte, ma sto vivendo l'oggi e ho solo voglia di imparare.
Ho un mestiere. E pensando a quelli sempre più numerosi che non hanno niente e vorrebbero fare qualcosa, qualsiasi cosa, mi prende un groppo alla gola. Voglio scrivere, vivere, indignarmi, anche per loro.
Nessun commento:
Posta un commento