Ci sono giorni in cui tenere duro, molto più duro del
solito. E tu non sai come rivolgerti a chi ti è caro, poiché hai piena
consapevolezza della povertà delle tue parole.
Vorresti aprire il mondo, quella terra che ora ti appare
così inaffidabile (e la sento dire: proprio voi parlate), e infilare dentro
tutti i dolori che affliggono chi ami, far sì che scompaiano e possa rifiorire
la luce.
Parole misere, come le tue forze. Allora busso da don Carlo
Gnocchi, che ha saputo affrontare il dolore di tante, tantissime piccole
creature trasformandolo in speranza con il suo amore, la sua fede.
C’è un episodio citato dal Beato, o meglio una leggenda:
guarda caso l’origine di questa storia è San Francesco di Sales, che la applica
a Gesù. La leggenda parla di un uccellino minuscolo che è in grado di guarire
l’uomo dall’itterizia. Quando egli sta male, si mette sotto un albero e l’uccellino
lo guarda intensamente, provando compassione; tanto che le sue penne cambiano
colore e assumono quello triste della malattia, mentre la pelle dell’uomo torna
normale.
E’ condivisione, è compassione, è simbiosi che nasce dall’amicizia.
E’ voler alleviare il peso dell’altro persino per gli animaletti minuscolo come noi,
senza temere di caricarcelo.
Ci sono giorni in cui tenere duro, ancora più duro del
solito. Ma in questi giorni non si è da soli, se si ama.
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