Mi emoziona l'intervista dell'ultimo ombrellaio di Massimo Visconti su "La Stampa". Scorrendola, si spalancano per me le porte del museo dell'ombrello a Gignese.
Ricordo lo stupore quando papà mi portò la prima volta. Io bambina vagavo in quel mondo di lavoro e arte, di storie senza tempo, con gli occhi che volevano divorare altri volti, altri capolavori ancora.
Non so oggi se i bambini abbiano voglia di esplorare simili mondi. Quelli virtuali hanno colori e suoni invadenti, mai delicati e soffusi. Ci vorrebbe un ombrello sotto cui ripararsi da questo stordimento.
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