Sarà perversione filosofica o natura incorreggibile, ma io ne sento terribilmente la mancanza. Parlo del dubbio. Ne ho molti, moltissimi. A volte al limite della follia, mi assicura Arguta Paffuta. Eppure sento di non averne ancora abbastanza.
E' che non so dove io possa rifornirmi adeguatamente. Oggi leggendo di una triste vicenda, ho assaporato questa frase riportata da Giornalettismo Rispetto al dubbio preferiamo attirare l’attenzione del monatto.
La ritengo una frase calzante e meravigliosa. Il dubbio è una specie in via di estinzione, soffocata dalla nostra superbia di conoscenza dilagante, solo perché attraversiamo un universo che pullula di informazioni. La rete probabilmente ha accelerato la sua fine. Tuttavia, non voglio colpevolizzarla in toto, perché furbi come siamo, avremmo trovato un altro strumento.
Per uccidere il dubbio. Sterminare quelli che dovrebbero accompagnare i nostri pensieri, le nostre azioni.
Il dubbio non fa vivere meglio, in apparenza, ma aiuta a rispettare gli altri.
Sono stanca, esasperata dei processi online, delle foto sbattute non in prima pagina ma sui social network di turno per gridare che quello è l'assassino o l'altro è il ladro.
Sapendo quanto sbaglio a giudicare (mica ci invitavano a non farlo per niente), come posso gridare al mondo una tesi platealmente? Come posso non cogliere le conseguenze che simili linciaggi hanno sulle esistenze degli altrui.
A volte sento la mancanza del juke box. Dei giochi che si toccavano con le mani e si sciupavano. Delle enciclopedie che aiutavano a crescere.
Ma niente mi manca più del dubbio, creatura che rischia di sparire e di lasciarci vuoti e incazzassi.
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