Un mio giovane amico, perché ha superato gli ottanta, ma mica sarà vero. Questa quarantena lo sta facendo dannare, lui che era sempre in giro, spesso sulla sua bicicletta, e che maturava continue idee per tenere in movimento sé e il mondo. Gli chiedo: «Adesso esci qualche volta?»
- No, perché non mi piace uscire, in quel modo lì.
In quel modo lì: con mascherina, a distanza. Allora che cosa fa, questo ragazzino scatenato?
- Io telefono. Ascolto, parlo con le persone. Vedi, adesso che ti ho salutato sono contento.
Mi sento in colpa delle volte in cui avrei voluto chiamarlo io, e poi la telefonata improvvisa, la rogna di turno, poi era troppo tardi. Con un sospiro, penso anche a chi non mi risponde e poi il tempo di richiamarmi, sembra non trovarlo mai. Ma mi scopro a riflettere che davvero Dio scrive dritto sulle righe storte, anche nei quaderni semplici come questi piccoli, indispensabili momenti.
Almeno lui mi ha chiamato e mi ha detto queste parole che porto tenacemente nel cuore.
Adesso che ti ho salutato, sono contento.
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