lunedì 11 maggio 2020

Adesso che ti ho salutato (sono contento)

Squilla il telefono, lo so che non si dice più così: urla la sua canzone rock di turno. Ma chi mi chiama, ha un ritmo più scatenato nel sangue.

Un mio giovane amico, perché ha superato gli ottanta, ma mica sarà vero. Questa quarantena lo sta facendo dannare, lui che era sempre in giro, spesso sulla sua bicicletta, e che maturava continue idee per tenere in movimento sé e il mondo. Gli chiedo: «Adesso esci qualche volta?»

- No, perché non mi piace uscire, in quel modo lì.

In quel modo lì: con mascherina, a distanza. Allora che cosa fa, questo ragazzino scatenato?

 - Io telefono. Ascolto, parlo con le persone. Vedi, adesso che ti ho salutato sono contento.

Mi sento in colpa delle volte in cui avrei voluto chiamarlo io, e poi la telefonata improvvisa, la rogna di turno, poi era troppo tardi. Con un sospiro, penso anche a chi non mi risponde e poi il tempo di richiamarmi, sembra non trovarlo mai. Ma mi scopro a riflettere che davvero Dio scrive dritto sulle righe storte, anche nei quaderni semplici come questi piccoli, indispensabili momenti.

Almeno lui mi ha chiamato e mi ha detto queste parole che porto tenacemente nel cuore.

Adesso che ti ho salutato, sono contento.

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