Pochi luoghi ho amato come l'eremo di San Salvatore. Quelle camminate lunghe e irresistibili, nel silenzio del verde, che conduceva nelle anche più silenziose mura. A volte, si insinuava il vociare dei turisti, sempre meno.
Io scendevo i fragili gradini e rimiravo le panche immaginando sonni che da scomodi diventavano ispiratori. Dalle finestrelle lo sguardo usciva e si impigliava sui rami, e immaginavo che secoli prima il lago Maggiore si offrisse ancora più generosamente. Gli inverni erano tormentosi, eppure a modo loro amici; le estati, fruscianti come preghiere.
Poi, il tempo ha ferito e chiuso questo angolo di pietra viva. Che ora si sta rianimando, coraggiosamente. Proprio mentre il virus ci inchioda a una vita che avvertiamo come limitata, queste porte ci annunciano che potranno aprirsi ancora.
La parrocchia di Massino Visconti lo annuncia su Facebook, premettendo: « Riprendono i lavori di restauro al complesso di San Salvatore a Massino Visconti. Purtroppo non sappiamo se riusciremo a concludere per la festa di agosto, le nuove norme sono stringenti. Confidiamo di poter realizzare questo sogno e trovarci tutti insieme!».
A me sembra un piccolo miracolo, che uomini e donne di buona volontà lo abbiano fatto rifiorire, proprio adesso. E poco male se l'eremo è corso avanti, quando noi eravamo ancora fermi.
L'eremo forse prepara la strada a un tempo spoglio di richieste senza senso e ricco di essenzialità. È rimasto chiuso nel suo dolore e ora ci aspetterà.
Perché io voglio tornare, nell'eremo incastonato nella verde collina, pregare di fronte alle cappelle e scendere poi quei gradini, diventare pietra viva e rianimarmi coraggiosamente, insieme.
GRAZIE A CHI SI IMPEGNA E SI IMPEGNERÀ
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