Il primo libro, scivolato tra le mie mani: stampato quando avevo cinque anni e ancora i giochi avevano il sopravvento sulle lettere. La copertina ha resistito alla rilettura costante, tenace quanto le pagine. E che meraviglia quelle figure che comparivano a confermare o sorprendere il mio ritratto personale delle protagoniste.
Da piccola donna avevo diversi sogni e il primo era quello di avere delle sorelle: le trovavo lì, mi ispiravo a Jo, mi lasciavo guidare da Meg, bisticciavo con Amy, tenevo stretta Beth per paura che volare via.
Quella, era un po' la mia famiglia. Poi, facevo scorrere il dito sul nome dell'autrice - Louisa May Alcott - e sulla casa editrice - Mursia - pregustando di divorare altre storie. Presto, di scriverne: infatti cominciavo a sommergere quaderni, finché appresi dalla mamma l'arte della dattilografa e riversai la fantasia su fogli strappati al loro candore.
Come se tutto potesse fondersi, la vita e il sogno; come se io potessi correre avanti, a suon di parole, e diventare adulta.
Che poi sarebbero tanti anni.
In tre anni chi sa mai quante cose accadranno
Lo diceva Jo in conclusione e io le credevo ciecamente. I miei primi libri sono affiorati, in realtà parecchi anni dopo, uscendo dal cassetto. La spinta decisiva, è arrivata da mio padre perché dovevo terminare il suo libro: un compito troppo solenne perché la mia timidezza potesse prevalere. Undici anni dopo, qualcosa di magico sta per accadere.
Il mio romanzo, Chi ha bisogno di Willy, pubblicato da Mursia.
Ne parlerò, prestissimo. Per adesso, poso il primo libro della mia vita sullo schermo del computer e rivedo il sogno di una piccola donna. E lo dedico a tutte le donne che hanno osato e anche a quelle che non osano ancora, perché lo facciano presto, al momento giusto.
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