lunedì 4 maggio 2020

Sempre da un'altra parte

In questo periodo mi è mancato anche di più del fiume e del caffè, le uniche astinenze che ho potuto ufficialmente estrarre dal cassetto.

Questa mattina mi è apparso un lampo di quelli che durano e avvolgono sciogliendo il dolore in consapevolezza.

Quello che mi è mancato, è ciò che mi sono tolta e che ho tolto prima. Prima che si scatenasse questo pandemonio, e ci lasciasse tutti spaventati ed esposti.

Mi è venuto in mente, attraversando questa strana giornata, in cui sono tornata in auto per lavoro, ho incontrato persone che cercavano di impostare questa "fase 2" in azienda, donne per lo più e questo mi ha caricata ulteriormente. Poi rientrando con una stanchezza strana, di chi non era più abituato a girare, i miei occhi si sono posati su una casa magica. Dove abitavano due saggi.

Non voglio soltanto fustigarmi, poiché sono contenta di aver trovato periodicamente il tempo per andarli a visitare, fare gli auguri o scambiare un saluto in una giornata estiva. Tuttavia, avevo sempre l'orologio in mano e sempre dovevo andare da un'altra parte.

Adesso, per due mesi, questo bizzarro contrappasso: non sono potuta andare da nessuna parte. Mi sono fermata, ciò che avrei dovuto fare - in maniera differente - prima.

In quelle visite mordi e fuggi, avevo pur ascoltato storie immense: lei - con la sua eleganza che non allontanava - mi apriva porte sulle mie radici, lui con una voce meravigliosa conduceva in episodi che confinavano e confluivano nella storia.

Ma non l'ho fatto abbastanza. Non avevo mai abbastanza tempo.

Tempi contingentati: quest'ultimo aggettivo acquista un senso così diverso ora. Ma prima, i tempi, gli spazi, gli accessi alla nostra vita li contingentavamo, limitavamo noi? Io, senz'altro.

Quello che mi è mancato, è prima... E anche se sembra perduto, mi dico di no: che posso recuperarlo, nel futuro. Fermandomi mezz'ora di più ad ascoltare qualcuno e me stessa: anche se l'orologio e l'agenda mi urlano che non posso.

A proposito, l'agenda nuova e bellissima, non la uso più. Per ora. Ma quando la riprenderò in mano, proverò a far sì che lei non usi me.

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