Mentre ancora la stavo aspettando, un mio amico mi ha raccontato la pioggia sul lago. Quel suo comparire in sordina e poi impetuosa, fino a smarrirsi ridendo. I profumi tutti attorno che si mischiano al suo: mi è sembrato di toccarli.
Finalmente, è arrivata anche da me: nella confusione di una giornata, che alternava lampi di felicità a ombre di stanchezza, eccola.
Anni fa spargevo rare parole, che cadevano sulla terra arida e ne venivano divorate, finché ho deciso che non avrei parlato affatto. In sere come queste, accarezzo il mio silenzio come la pioggia fa con me: è inutile parlare, perché lei ha compreso tutto.
La pioggia ha già capito che non c'è tempo da perdere, anche se il tempo non ci appartiene. Ha colto il velo amaro sul tuo volto e l'ha spazzato via, ha posato un bacio fuggevole ma pronta a schermirsi che no, scherzava. E mentre quel suo infuriare si traveste davvero da risata, la pioggia ha già deciso che deve andare a confortare qualcun altro e scivola via. Senza fretta, quella fretta che questo mondo spogliato delle sue certezze si ostina ancora a indossare.
Fretta di andare dove: la pioggia, non ce l'ha.
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