Potrei turarmi il naso e fare gli auguri a Lionel Ritchie oggi: con tutti gli sgarbi che ho commesso nei suoi confronti, sarebbe lodevole.
Invece, mi rifugio in un divo lontano, che vedo separato anche dai retroscena piccanti narrati dal mio Truman Capote.
Lo chiamavano Errol Flynn: lo pensavo americanissimo, invece era di origine australiana. Profumi distanti e brividi di seduzione, un mondo in bianco e nero che ti entrava sotto pelle.
Che giorno speciale, questo allontanarsi dai Gemelli, sulle orme di Errol Flynn.
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