Invitata alla
Settimana della lettura tra i bambini, porto con me il capitano Scott. Non posso presentare le storie più recenti che ho scritto - penso - troppo dure per i più piccoli.
Porterò "L'importanza di essere secondi" che mi fu tracciata nell'anima più di quindici anni fa e proprio passando dalle scuole decisi che dovevo metterla nero su bianco.
Questa mattina sono all'Ada Negri, l'istituto del rione dove mi sono trasferita da qualcosa come vent'anni. Eppure - mi dico - non vivo ancora lì, ci abito.
Sì, racconterò di Scott, dei suoi amici, del
Polo Sud, di come arrivare primi sia fantastico, ma rimanere fedeli agli altri e battere la paura nel gelo antartico lo sia ancora di più. Poi vedo gli occhi chiari di una bambina, tingersi di lacrime quando il capitano sta scrivendo le sue righe d'addio.
E decido di cambiare registro. Di passare alle storie successive, di narrare le più divertenti. Di sobillare dolcemente le ragazzine raccontando delle donne più determinate di Braveheart in Scozia. Naturalmente, narrerò solo le storie a lieto fine.
Lei alza la mano: ma come termina la storia della giovane Isabella, che sfidò tutto e tutti per andare a reclamare un diritto che gli uomini ripudiavano, posare la corona sulla testa di re Bruce.
Non mi posso tirare indietro, così incalzata, e sono pronta a incassare nuove lacrime. Allora giro la frittata: adesso ragazzi, parlate voi, fatemi delle domande.
E di domande mi riempiono. Molte, terribilmente sagge, roba che io le ascolterei per ore, per crescere. C'è una ragazzina che ha tante storie in testa e deve assolutamente metterle per iscritto. C'è chi vuole conoscere il libro precedente, qualcuno indaga sul primo.
Il primo - spiego -, l'ha scritto mio padre e parla di mio nonno. Io l'ho solo concluso. Uso un'espressione che svela la bambina che sono: non so parlare di morte. Dico, che l'ho terminato quando mio padre se n'è andato.
A fine incontro, una bimba alza disperatamente la mano: ma poi il tuo
papà è tornato?
No, piccola, non è tornato. E' proprio lassù.
E io piccola mi sento, davanti a voi. Specialmente alle ragazzine - scusate la discriminazione, maschietti - che se ne vanno malvolentieri, a un paio che improvvisamente mi abbracciano, a quelle che mi dicono: ma tornerai?
Io oggi più che mai so che posso scrivere tutto ciò che sento e voglio.
Ma i bambini, ti scrivono nell'anima.