Nei primi anni della mia vita il calcio mi sfiorava appena. C'era solo uno sport per me e si trattava del basket. Una vocazione immediata e dirompente: Arguta Paffuta suggerisce che il mio amore sia finito quando ho smesso di crescere e ricorda un mio storico canestro da metà campo, a occhi chiusi.
Io, orso, amavo la squadra. Il basket dipingeva i miei pensieri, più di quanto gli altri immaginassero. Era l'unica salvezza dall'insufficienza in educazione fisica a scuola. Era la mia squadra, lo sponsor un mito tessile della mia città che non esiste più. E al limite, Milano.
Poi, ho scoperto che la squadra non era squadra. Ho toccato con mano le prime, banali ingiustizie che per me ragazzina erano immense.
Ho rimosso tutto. Sguardi distratti, senza emozioni. E senza pentimenti, anche se sotto questa indifferenza dorme a stento un sogno d'amore.
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