Il mio ciclo di studi "Scream", possibile grazie al mio piccolo grande amico, mi diverte e mi inietta nuove, pericolose riflessioni. No, non tentazioni omicide, state tranquilli.
Il primo film, tuttavia, mi ha fatto molto sorridere (tranne quando squartavano qualcuno) per il costante riferimento alla storia del cinema e alle regole dell'horror. Encomiabile la lista di questi imperativi, elencati da uno dei protagonisti: tra l'altro, uno dei pochi che sopravvive, il che trasmette l'etica impressione che sapere qualcosa serve.
Ci sono diverse regole nel film horror di solito: sai che se rispondi al telefono sarà l'assassino che ti tormenta e tu vai avanti a farlo, ci dialoghi pure. Sai che è fuori ad attenderti nel buio eppure tu vai a dare una sbirciatina, possibilmente senza una torcia. Ci sono una marea di delitti, ma tu scendi in cantina nel buio assoluto a prendere la birra. Gli uomini in genere fanno un magra figura: meglio non farsi proteggere da loro. Le donne o sono campionesse di karate dalla nascita oppure riescono comunque a maneggiare oggetti contundenti che è un piacere.
E via dicendo. Insomma, a volte le regole dell'horror assomigliano a quelle che attuiamo nell'esistenza, con varie applicazioni naturalmente. E con un finale nemmeno molto diverso, vista la nostra predilezione per massacrarci.
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