Sotto il peso di un muto rimprovero, oggi voglio difendere la categoria maschi cantanti. Esplorando le canzoni del mio mondo rock, ammetto di aver spesso bacchettato persino i miei idoli così capaci di piangere per questa o quella donna crudele.
Oggi pensavo che tra quelli che proprio mi sento di salvare, c’è Jim Morrison. Ripasso mentalmente le sue canzoni e mi potrò anche sbagliare, perdendone di vista qualcuna, ma in lui non c’è tendenza alla lamentela costante sulle signore spezzature.
Jim è limpido in questo, e se c’è qualche colpa se la assume lui con disincanto. Può dedicarti una struggente canzone d’amore e navigare nel cristallo, ma non nasconde il migliaio di brividi e di ragazze. Non si mostra migliore di ciò che è, anzi all’occasione si ammanta di un nero che per me – che gli voglio bene – non gli si addice.
Irresponsabile forse, ma mai piagnucoloso. Si ferma a consolare un attimo le ragazze infelici o a constatare che una giovincella è persa… Ma dalle sue labbra non scivolano accuse a raffica. Quando si sente di troppo, canta così: me ne vado, ma dammi solo un po' di tempo. La classe non è acqua: infatti la canzone è "The river told me".
Poi gli scappa un mezzo avvertimento “L. A.Woman” ed è quanto di più simile allo stile “rockguardacheiotiamopercuitilascio” ravvedo nella sua opera. Se dicono che non ti ho amato, sai che mentono.
Detto da lui, suona solo come un abbraccio che ti vuole proteggere dalle critiche del mondo e ricordarti ciò che esiste di più bello: l’amore, difficilmente etichettabile, non per forza dei santi, ma qualcosa di prezioso fra due (o più, come crede anche Patti Smith) persone.
Jim Morrison non si lamentava mai. Poi è cambiato il mondo.
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