La mia città a volte sembra addormentata, e la tacciano di
vecchiaia cronica. Abbarbicata a usi e costumi, indipendentemente dal loro
valore, non se ne vuole scostare.
Ha l’élite cronica, che poi sono coloro che si parlano tra
di loro e sono persuasi di avere in mano il (nostro) mondo: non mette il naso
fuori dalla sua realtà.
Eppure ha viaggiato e ha esplorato il mondo più di tante
altre; forse ora si sta solo prendendo una pausa o magari non riusciamo a
vederne i movimenti.
Intanto so cosa pensa Ul Pà Carloeu di chi resta indietro,
ovvero il “passatista” o “retrogrado”. Anticuàdar, lo definisce nel suo “Linguaggio
bustocco”. Mi sembra quasi di vedere questi signori arcigni, che odiano i
quadri di paesaggi infiniti e si rifugiano in insopprimibili miniature.
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