Aprì la porta, con una sorta di automatismo che gli fece
paura: avrebbe dovuto prestare più attenzione. Con la mente lasciò riecheggiare
lo stridio appena accennato, che annunciava inesorabilmente la sua presenza;
ebbe un piccolo moto indispettito, poiché era proprio ciò che avrebbe voluto
evitare.
Al contrario, l’eco del suo arrivo giunse dove non doveva e
ricevette in cambio subito una risata sottile. Si strinse nelle spalle, persino
quando una voce lo percosse da lontano: “Sei tu, piccolo elefante? Ti aspettavo…”.
Ridi ridi, pensò mentre quel goffo suono riprendeva. E si
fermò sulla soglia per dare tempo alla sua ombra di entrare. Si sarebbe
allungata sul destino dell'essere che diceva di attenderlo.
(continua...)
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