Il volto inconsolabile del papà di Melissa: non c'è bisogno di mostrarlo. Voglio essere cinica fino in fondo, fino a essere spietata: farebbe notizia se sorridesse, seguendo quello che ci avevano insegnato.
Basta. Lo dico incavolata prima di tutto con me stessa: che senso ha per noi giornalisti o apparentemente tali continuare a offrire in pasto sentimenti umani. Che cosa vuol dire frugare nella vita e nel dolore altrui, e neanche per un secondo, bensì insistere con morbosità.
Perché una marea di giornali e di siti stanno dando in pasto nomi e cognomi di minori in vita, e non c'è nessuno che si ribella. E' la forza della notizia... così grande da non poter che violare la nostra deontologia.
Perché dobbiamo sempre trovare una giustificazione. E perché non capiamo che tra pochi anni, se tutto va bene, non esisteremo più. La scorsa notte, per essere certa del terremoto e di non aver sognato, mi sono rivolta ai social network, non alla tv.
Se ce ne andremo, ne saremo responsabili pure noi. E non verranno a fotografarci in pianto: è l'unica consolazione.
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