Ogni anno, questo giorno, penso: è morto un ragazzo. Da bambina, assistendo alla sua lenta partenza, ho pregato perché ciò non avvenisse.
Di più, ne ero convinta. Non si era rivolto persino al Papa? Già, il Papa. Che ferite quel 1981, e la morte di Bobby Sands è stata solo l'inizio. In poco più di un mese, avrei spalancato gli occhi con tanti altri su più di un dramma, uno esploso a ridosso del mio compleanno: un bambino inghiottito dal buio e dal buon senso dimenticato del mondo.
Ma oggi ricordo Bobby. Ho sempre scrollato le spalle quando l'hanno usato. Simbolo? Può darsi. Ma per me è un ragazzo irlandese, con gli occhi illuminati da un sorriso finché ha potuto. Non elaboro sottili analisi. Dalla mia piattaforma scozzese ho incontrato "cugini" feriti, ma anche inglesi che erano stati colpiti a loro volta. La guerra è solo dolore.
E comporta anche la partenza di un ragazzo, che decide di non mangiare più. Di tanti altri giovani, dopo di lui.
Buon compleanno in cielo, Bobby.
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