sabato 5 maggio 2012

La squadra che ti piglia

Leggendo la storia di Gramellini, con un'ironia dolcissima nel dramma, spunta una certezza: non poteva che essere tifoso del Torino. Certo, pesano connotazioni geografiche, piuttosto che eredità familiari, o l'amico del cuore, o ancora il fidanzato, nella scelta della squadra.

Ma c'è anche la squadra che ti piglia. A volte si sommano tutti i fattori in armonia, però si insinua ugualmente quest'ultima nota.

La Pro Patria è nelle mie radici, ma diciamo che nella sua storia mi rispecchio anche molto: su e giù, sempre orgogliosa, una sana (a volte insana) dose di sofferenza e i sogni che si lasciano più accarezzare che afferrare. Sui miei tigrotti oggi non dico niente anche perché siamo a meno uno...

La squadra che mi ha pigliato senza alcuna motivazione di cui sopra, tuttavia, resta la Roma. Anche qui, ci sono ragioni che tremo a definire oggettive, perché nei miei giorni da ragazzina c'era Juve, e Juve, e Juve, e io non sono per chi vince sempre. Mi annoio. La Roma era l'antagonista, allora, quindi pare scelta obbligata. Così benedico Liedholm che veniva nella mia città a portare i giocatori per le trasferte, e per consultare il vicino mago.

Conservo i ricordi di una giornata straordinaria in cui incontrai tutti, da Falcao al grande e ferito Di Bartolomei. Di più, conservo una trentennale amicizia.

Ma la Roma mi ha pigliato, c'è poco da fare. Giocare per il gusto di farlo, andare a toccare al cielo e poi andare a farsi un giro, non farsi divorare dall'ansia della prestazione. Essere così poco ambiziosi da dire: meglio straziare la Lazio al derby, che vincere allo scudetto.

Dicono che non siamo ambiziosi, ma abbiamo voglia di vivere, che è più importante di vincere.

PS Luisssenrikke beviamoci su dai. 


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