Adagio adagio. Il nonno lo ripeteva per l’abbigliamento,
intimando di non illudersi della primavera sbarazzina. Io vorrei vestire un
maggio di dolci abitudini, di carezze, di preghiere.
Vorrei essere attenta e fedele, per una volta, alla Madonna.
Sì, io diavoletto, vorrei sedermi più spesso davanti a lei, nella chiesa dove ha insegnato la cosa più importante: noi tendiamo la mano, ma lei di più.
Lei la alza per proteggerci, per
invocare e ottenere quel “basta” alle nostre pene.
Vorrei stare in silenzio in quella chiesa e mille altre della
mia infanzia. Davanti alla Madonna dell’Aiuto, ma anche alla Madonna delle
Rose, a Sant’Edoardo, che il buon sindaco Angelo Borri pregava con intensità.
Vorrei correre dai Frati, dove ancora lei sorride, stretta al suo bimbo.
Vedi… correre. No, adagio adagio. Dev’essere per me il mese
dell’adagio, dell’assaporare ciò che è buono, e dello scartare ciò che rischia
di rodermi.
Buon maggio, al ritmo che vi rende felici. Che vi rende
uomini se volete.
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