mercoledì 16 maggio 2012

Hitchcock e i polsi

A me tremerebbero i polsi a girare un film su Hitchcock. Arguta paffuta sghignazza: dovrebbero tremarti anche a scrivere un qualsivoglia articolo su una persona.

Va bene (bisogna darle sempre ragione, così magari lei se ne va), ma continuo a sussurrare: raccontare Hitchcock, il maestro dei racconti, è una sfida incredibile. Forse a lui sarebbe piaciuta, poiché in fondo si rilevava nei film e appariva pure, quasi a vergare soddisfatto la propria firma con un tratto di calligrafia espresso dal suo puro passaggio.

Ho tutti i suoi film (possiedo, mi sembrava ancora meno carino, come si fa a possedere un film?) e li ripasso di tanto in tanto. Qualche sera fa mi sono affidata a "Io ti salverò", con la coppia Bergman-Peck. Ma non riesco a individuare un preferito: dipende dai momenti e dalle sensazioni, prima di tutto mie, del momento.

All'università mi hanno riempito la testa dell'analisi di "Nodo alla gola" con l'unico, devastante piano sequenza. Alla fine guardavo più quel miracolo di scena che non poteva staccare mai, tranne quando finiva il nastro: allora mi deliziavo a vedere la cinepresa puntare su una giacca e compiere il piccolo prodigio. Eppure la trama era straordinaria, come i personaggi: Granger il mio preferito, sorry.

E Frenzy? Psycho, of course? Ma anche quei film silenziosi della guerra. Per ora mi  è rimasto il riflesso da brivido: se vedo gli uccelli comportarsi in modo strano, mi rifugio da qualche parte.

Acci, se mi tremerebbero i polsi.

Buone riprese, coraggiosi.

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