giovedì 17 maggio 2012

Pecché sempre a me?


Topino, ti ricordi quando eri piccoli, ma proprio piccolo, e io adottavo uno dei miei giochi preferiti davanti alle vetrine. Vestivo i panni della femmina che in futuro ti avrebbe rotto le scatole (lo farà, prometto) e fingevo di esclamare a ogni oggetto del desiderio: mi compri questo? Mi prendi quest’altro?

Tu eri piccolo così, ma emettevi un sospirone e allargavi le braccine, mormorando: pecché semple a me? Io ridevo e una vetrina più in là riprendevo con la canzoncina, solo per riascoltare il tuo ritornello.

Quando si è bambini, si formulano grandi verità. E penso a quella frase innocente, eco anticipata di adulto, in un’altra sfera. A come siamo un po’ pesanti e di fronte a un problema ci viene da mormorarla ugualmente: perché sempre a me? Solo che le vetrine non c’entrano, o forse è solo un alibi per fermarsi davanti a quella della vita e riprendere fiato.

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