Topino, ti ricordi quando eri piccoli, ma proprio piccolo, e
io adottavo uno dei miei giochi preferiti davanti alle vetrine. Vestivo i panni
della femmina che in futuro ti avrebbe rotto le scatole (lo farà, prometto) e
fingevo di esclamare a ogni oggetto del desiderio: mi compri questo? Mi prendi
quest’altro?
Tu eri piccolo così, ma emettevi un sospirone e allargavi le
braccine, mormorando: pecché semple a me? Io ridevo e una vetrina più in là
riprendevo con la canzoncina, solo per riascoltare il tuo ritornello.
Quando si è bambini, si formulano grandi verità. E penso a
quella frase innocente, eco anticipata di adulto, in un’altra sfera. A come
siamo un po’ pesanti e di fronte a un problema ci viene da mormorarla
ugualmente: perché sempre a me? Solo che le vetrine non c’entrano, o forse è
solo un alibi per fermarsi davanti a quella della vita e riprendere fiato.
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