La scorsa notte ho sognato una partita surreale. C'era un cielo sullo stadio, che non cedeva alla nebbia, così Giuseppe non ha dovuto accendere le luci. E mamma Wilma era tranquilla, ma la tradivano le unghie biancoblù.
C'erano ragazzi che qualcuno indicava come nostri avversari. Ma a noi sembravano specchi, perché dalle sofferenze e dalle incertezze siamo stati plasmati in questi anni. Così abbiamo tifato anche loro, come se fossero i nostri giocatori.
C'era un buon Giorno che si è visto dal mattino: entrato e segnato. C'era una famiglia che si ritrovava come se nessuno l'avesse ferita in queste settimane. Ale e la sua mamma fiera, Giovanni e Sergio gemelli diversi con berretto impeccabile, Picchio in strepitosa forma canora. E c'era persino chi non c'era.
Se fosse una parola, sarebbe Pro Patria. Un fatto, pure.
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