Quella pianista che suonava nella saletta del reparto e i malati terminali arrivavano ad ascoltare. A un certo punto, fu portato lì un letto, perché una donna che aveva udito la musica, voleva assolutamente essere partecipe. Batteva la mano che poteva muovere, al ritmo della melodia, sull'inferriata del letto.
Non so quanti giorni, ore, abbia vissuto quella donna, ma mi ricordo il suo sorriso. Per questo non riesco a essere veramente triste all'hospice, dove pur si sono spente persone care. Anche se ricordo di quel giorno anche un sorriso meraviglioso, che ha strappato via in altro modo il dolore.
Quando mi assale la tentazione della tristezza, ripenso a quella musica. E a quel cuore, a quella mano, che ne hanno goduto, fino all'ultimo, riconoscenti.
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