Sento che era maggio, un mese che sa abbracciare Roma. Una corsa su un'auto follemente riconoscibile. Una cena insaporita dalle risate. Cerco di sfiorare un sogno, ragazzina, e sono con mia mamma e mio fratello.
Lui la tratta da regina, com'è giusto, e la principessa degli stracci se ne rallegra, perché non ha mai sopportato chi non attribuiva le debite attenzioni alla sua rosa.
È maggio, come ora, profumato come una preghiera. Il cielo di Roma si sta addormentando, come adesso. Tu vorresti persino portarci a ballare.
Noi siamo ragazzi che afferrano il mondo tra le dita. La vita, crediamo. Ma lei decide per conto suo, e non vogliamo capirlo.
Siamo ragazzi, alla corte di una regina. Adesso ti direi: andiamo a ballare. E poi il cielo si risveglierà.
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