Quando finisce la trasmissione, una sigla mi agita e mi infonde una strana speranza. Pochi istanti, e mi rendo conto che è quella dell'Eurovisione: ormai sono un'eremita senza televisione o si sente di meno?
Fatto sta che spunta la scritta Eurovision, sul finale delle note. E potrei sentirmi persino europea. Se non lo dite ai tecnocrati da quattro soldi (nostri, si intende; i loro sono milioni) che stanno muovendo i fili di una pallida creatura che non si può chiamare Europa, forse nemmeno il suo fantasma.
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