giovedì 3 gennaio 2013

La pazienza che ispiri

Il signore che pazientemente fa crollare dal sonno i cagnolini, potrebbe essere soggetto di interpretazioni alternative. Tipo, cantava così male, che i cuccioli (ormai anche questa generazione di cani è più avanti di quella che l'ha preceduta) hanno finto di addormentarsi, per farlo smettere.

Ma ciò che colpisce è la pazienza. Si è pazienti (a volte) con i propri figli, chissà se con gli animali di più o di meno. Io confesso maggiore pazienza qualche volta con i cani, che con i bambini.

Una delle doti meravigliose del mio secondo cane era proprio questa capacità di estrarre la pazienza da me in dosi minime e moltiplicarla all'infinito. Pazienza di cullarla, di imboccarla quando era malata (e una volta fingeva per farsi imboccare, l'ho beccata e non sono riuscita nemmeno a rimproverarla), di prepararle il latino caldo e farla poi addormentare cullandola.

Di non strozzarla quando al mattino alle cinque, svegliandosi da sola, abbaiava come un lupo e intanto faceva a pezzi i cuscini per la rabbia di essere stata tradita, a suo modo di vedere.

Già... di scendere, aprire la porta, guardarla negli occhi...  e abbracciarla.

Vedi perché è importante per me avere ancora un cane? Perché tira fuori il meglio di me.

Nessun commento:

Posta un commento