giovedì 9 maggio 2013

Come un papà

Mentre sentivo parlare il caro amico di papà, pensavo a come assomigliasse a lui. E a come ho ben ragione a chiamarlo il mio secondo papà oppure papà greco.

Sta arrivando, con la mia sorellina, e conto i minuti. Ho organizzato tutto e dentro di me ero anche serena perché l'ultima partita della mia squadra è in trasferta e quest'anno ho promesso che avrei seguito solo le partite in casa. Senonché quest'ultima sfida diventa decisiva.

Io sto aspettando e voglio dedicarvi ogni minuto. Ma mi dice: tu a quella partita ci devi andare. E mi si annebbia la vista, perché ricordo un giorno lontano, in ospedale. Papà che si rivolgeva a me: ma oggi non gioca la Pro Patria? Eh sì, Pro Patria-Novara, il derby perfetto dopo quello contro il Legnano. E lui subito: vai.

Ma papà scherzi, perché dovrei andare mentre tu sei qui?

Me li ricordo, quei tuoi occhi meravigliosi. Perché ti piace, rispondesti quel giorno.

Io, quella volta, ho disobbedito per stare con te. E ora il tuo amico mi dice: vai e torna sorridente la sera da me. Non so se sorriderò, Malu ha meno sogni forse e frammenti di illusioni. Ma anche solo sentendo questa frase, capisce quanto le sei vicina. Con un papà e con chi cerca di farti da papà.

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