Passeggiando, mi sembra di notare che Cafonilandia stia vivendo un buon periodo demografico. Gente che viaggia tra tessere (ora un po' meno) e tesserini (sempre troppi).
Gente che è convinta di vivere ancora in uno o tre mondi fa, e che forse non si risveglierà.
Mi piace peraltro passeggiare, sorridere e aspettare il tramonto, confidando sempre che ci sia un futuro sul lato oscuro del sole, come decreta la canzone. Mi piace immaginare un mondo senza cafoni e senza tesserini. Il mio, non ricordo mai dove lo metto, e se un giorno dovrò stracciarlo perché non c'è più l'Ordine non avrò la minima tristezza. L'esame a Roma fu una bella esperienza, perché mi insegnò in ordine
1. L'aroma delle poesie romane, mentre aspettavo.
2. L'ingiustizia della vita, visto che un politico ci passò avanti all'esame orale, di ben 30 giorni e 4 ore
3. Il buon sapore delle fave, offerte da un tassista romano.
Un mio collega esita a chiamarsi collega perché non ha il tesserino e perché non fa il giornalista a tempo pieno, come mi ha confidato, mentre un altro si vantava di esserlo. Grazie a una tessera, e a una laurea (pur sudata e reale) non si è più fighi. Si può essere più saggi o più cafoni: questo lo decreta la nostra vita.
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